Per l’anno che viene
Per l’anno che viene
Inizia un nuovo anno. La Liturgia di Capodanno ci comunica parole misteriose: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Non sono auguri che svaniscono come bollicine di spumante. La benedizione di Dio è come quella del Padre nella parabola di un figlio che chiede la parte dell’eredità che gli spetterebbe. Il Padre gliela concede. Tutto viene sperperato in un abisso di degrado (con le prostitute…). Il figlio ritorna e si accontenterebbe di un posto di lavoro, m nella condizione di servo. Ma il Padre lo aspetta, gli corre incontro, lo bacia e lo ricolloca nella condizione di figlio (Lc 15,11-32). Quando Dio benedice, non si limita a dire parole e ad augurare futuro. Dio ci comunica energie, ci dà ragioni per motivare le nostre scelte, ci offre “la luce del suo volto”. Con la sua luce si china sulle nostre ferite, le medica, ci spiega come possiamo risorgere, ci offre il perdono per i nostri sbagli, ci pone accanto persone luminose, solari, incoraggianti e raggianti. Ma poi ci dà di più: il Suo Figlio, la sua Chiesa, i suoi Saramenti. Anzi ci invita ad essere noi persone benedicenti, cioè capaci di illuminare il cammino della vita degli altri, a stare accanto a persone che hanno bisogno, ad essere persone che emanano calore, bontà, tenerezza, amore.