San Silvestro al Quirinale

F. Cappella Bandini

Prima della cappella Bandini c’è il monumento eretto nel 1774 da una pronipote, Matilde Bentivoglio, per il cardinale Guido Bentivoglio (+1644), celebre diplomatico, sepolto in questa Chiesa.

La Cappella Bandini, a pianta ottagonale (il numero sette è quello dei sette giorni della creazione, con cui inizia la storia dell’uomo; essa si completa solo con l’ottavo giorno che è quello della «vita eterna»), fu eretta tra il 1580-1585 su progetto di Ottaviano Mascarino (1524-1606) da Pier Antonio Bandini e dalla moglie Cassandra Cavalcanti e completata nel 1629 dal loro figlio Ottavio, cardinale, con i due monumenti sepolcrali, le statue e gli affreschi.

Sullo sfondo campeggia la sontuosa Pala d’altare, raffigurante L’Assunzione di Maria al cielo dipinta su ardesia da Scipione Pulzone (1550ca-1598) nel 1585.

In occasione del Giubileo della Misericordia vi abbiamo collocato una copia della Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti, dono di mecenati statunitensi, nella cappella Bandini, per due motivi.

Il sommo artista era ritornato sul tema della Pietà altre volte. Due ci riguardano da vicino. Dopo che a S. Silvestro aveva conosciuto Vittoria Colonna, le aveva donato un disegno su carta a gessetto della Pietà. Sentendo poi vicino la morte aveva intrapreso la scultura di una Pietà per la sua tomba. Sopraggiunta la sua morte l’opera incompiuta era stata acquistata dai Bandini e custodita per qualche tempo in una vigna sul Quirinale di loro proprietà, non lontano quindi da S. Silvestro, finché non era stata venduta a Cosimo III, Granduca di Toscana e portata a Firenze (Museo dell’Opera del duomo). In un certo senso quindi questa collocazione è un ritorno a casa.

La Pietà Vaticana era destinata al sepolcro nella Basilica di S. Pietro del cardinale francese Jean de Bilhères, che fungeva da ambasciatore presso il papa. I contemporanei riconobbero subito che si trattava di un capolavoro. Solo un artista geniale poteva riuscire a creare una composizione così intensa e coinvolgente. Possibile fosse opera di un ventenne o poco più? Per evitare illazioni Michelangelo volle firmarlo: MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT (“Michelangelo Buonarroti fiorentino fece”).

Il gruppo (altezza 174 cm, larghezza 195 cm, profondità 69 cm) presenta Maria che regge il Cristo che si adagia nelle sue braccia in un sonno di morte. Non è disperata o impietrita dal dolore. Essa ha le braccia aperte e accoglie il Figlio la cui morte significa la salvezza degli uomini, quindi la vita per tutti i suoi altri figli. È la seconda annunciazione. Nella prima era stata chiamata ad accogliere l’Incarnazione ora dice il suo sì alla Redenzione. Maria è giovanissima. Michelangelo ci ha voluto ricordare che Cristo dalla croce l’aveva chiamata “Donna” (Gv 19, 26), cioè sposa e quindi Madre della Chiesa. Gesù non ha l’apparenza di un cadavere. Sulla croce aveva manifestato la sua Gloria, affidandosi al Padre e donando lo Spirito. Ora che tutto è compiuto si è fatto abbandono in attesa di ricevere la moltitudine dei fratelli salvati. È il trionfo della Misericordia. Chi contempla questa immagine non si sente giudicato o respinto ma accolto. È la vita che trionfa.

Ritornando alla descrizione della cappella, troviamo a sinistra, il monumento del cardinale Ottavio Bandini, con il busto dello scultore Giuliano Finelli (1602ca-1657), la tematica è della vocazione religiosa, espressa dalle due statue di Alessandro Algardi (1598ca-1654). Esse rappresentano Maria di Betania, che «ha scelto la parte migliore», e S. Giovanni Evangelista che accolse Maria in casa sua come discepolo dopo la «consegna» di Gesù dalla Croce.

A destra, sotto il monumento in onore di Pier Antonio Bandini e della moglie Cassandra Cavalcanti, vi sono due statue di scultore ignoto, di fattura meno pregiata, ma designanti la vocazione matrimoniale. A sinistra c’è S. Giuseppe che accolse Maria la Madre di Gesù come sposa e Marta, la sorella di Maria di Betania e Lazzaro, che ebbe il merito di accogliere Gesù e di servirlo.

Nei pennacchi ci sono quattro ovali ad affresco di Domenico Zampieri, detto il Domenichino (1581-1641). I soggetti sono figure mariane: David danza davanti all’Arca dell’Alleanza: Maria è l’arca nuova perché porta il Figlio di Dio nel mondo, nel tripudio della Chiesa (2 Sm 6, 5); Giuditta con la testa di Oloferne: Maria vince il male (Gdt 13, 15); Ester dinanzi ad Assuero: Maria intercede per i deboli e i perseguitati (Est 5, 1ss.); Salomone e Betsabea: intercessione di Maria (1 Re 2, 19).

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