San Silvestro al Quirinale

C. Cappella della Madonna del latte o della catena

Al centro della cappella a pianta rettangolare, riccamente decorata con marmi intarsiati e stucchi dorati c’è una nicchia con l’icona della Madonna, su sfondo dorato, che allatta Gesù Bambino (Galaktotrophousa), di scuola romana degli anni venti del XIII sec. La Madre di Dio è vestita con un mantello (mophorion) di colore blu orlato d’oro, che le copre anche il capo. Con una mano porge il seno al Figlio e con l’altra sorregge Gesù che sembra essere senza peso. La Madonna guarda i fedeli come Madre della Chiesa che segue il destino di ogni suo figlio, e li interpella quasi a chiedere loro se siano disposti ad accogliere nella fede suo Figlio. Gesù veste una tunica rossa e un palio lumeggiato in oro. Alza la mano destra con il classico gesto non solo di benedizione, ma di rivelazione dei dogmi trinitario (un solo Dio in tre persone) e cristologico (vero Dio e vero uomo). La mano sinistra è appoggiata sul rotolo dei Vangeli per indicarci che è Lui la Luce del Mondo.

Madonna_del_latte

Sul pilastro a sinistra S. Longino, il centurione convertito che ha trafitto il cuore di Cristo in croce, gonfio d’amore misericordioso per noi.

Nel pavimento, proprio davanti alla dolcissima immagine di Maria c’è la pietra sepolcrale del card. Scipione Rebiba (1504-1577), ben noto a Roma perché sui suoi terreni fu costruito il carcere di Rebibbia. Era un uomo di Paolo IV Carafa, un papa severissimo, e fu coinvolto in alcuni processi inquisitoriali, fra cui quello di Pietro Carnesecchi (1508-1567), che si concluse con la decapitazione e il rogo dell’imputato. Il contrasto fra gli occhi di Maria e l’algida superficie marmorea di questo inquisitore ci fanno pensare che una Chiesa dolce e misericordiosa conduce a Cristo, mentre una Chiesa che si limita a condannare serve solo ad allontanare le persone in ricerca. («Dove si tratta di elargire la grazia, là Cristo è presente; quando si deve esercitare la severità, sono presenti solo i suoi ministri»: Ubi gratia largienda est, Christus adest, ubi exercenda severitas adsunt ministri: S. Ambrogio, De Abraham I, VI, 50).

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